Abuso di... – 01 Ab ovo


Partendo “ab ovo”, stavo fissando la foto della mia famiglia sulla scrivania, quando l'interfono gracchiò: « Signor Direttore, sono il dottor Male dell'Ufficio Personale, può venire un attimo nella saletta riunioni c'è il candidato che ci ha mandato l'agenzia interinale. »

« Arrivo subito, termino una pratica e arrivo, dottor Male. »

Riposi i pensieri sulla mia famiglia nel mio personale cassetto della mente, sistemai la cravatta al collo della camicia, indossai la giacca; quindi posai un ultimo sguardo su mia moglie sorridente con a lato i nostri due figli pure loro sorridenti, infine mi diressi verso la saletta in questione.

Bussai, quindi entrai.

Schierati da un lato del lungo e ovale tavolo c'erano la mia segretaria personale (e il suo "pre-natalizio" pancione), il Direttore del Personale e le sue due collaboratrici.

Il dottor Spinelli si alzò in piedi per fare le presentazioni.

« Signorina, il nostro Direttore Generale, Severo Mori Gerato. Da tutti soprannominato il Di-Terrore Generale. »

Posai lo sguardo dall'altra parte del tavolo e vidi una ragazza tra i 20 e i 30 anni, alta oltre un metro e settanta, approssimativamente poco più di 60 chili, per misure che all'incirca erano 110-60-80. Un tailleur di tessuto gessato a doppio petto che con quelle mille righine sottolineava tutte le curve del suo corpo.

Il volto era un'armonia di lineamenti, contornati da fluenti capelli biondi e dove trovavano spazio, quasi incastonati, due zaffiri d'occhi.

Allungai la mia mano in cenno di saluto.

« Severo Mori Gerato, Direttore Generale della 3B SpA, non credo di aver mai mangiato nessun dipendente sino ad ora… per il reso “nomina sunt consequentia rerum”, mi perdoni la mia passione per gli studi classici da cui provengo. »

Lei fece altrettanto pronunciando il proprio nome. « Enrika Belvedere, piacere mio. »

Quindi si voltò un attimo per scostare la sedia. Questo mi permise di ammirare il più bel fondoschiena avessi mai visto in vita mia.

Mi sedetti vedendo di memorizzare il nome "Enrika Belsedere… NO! Belvedere".

Cominciavo a sentire la cravatta troppo stretta sul collo, perché, stranamente, la vena della giugulare aveva cominciato a pulsare.

Al mio fianco la mia fidata collaboratrice Serena Pace de Sensi, forse il vero Direttore Generale dell'azienda; il solo pensiero di restare per il periodo della sua maternità senza quel valido appoggio, mi faceva tremare i polsi.

« Allora Serena, com'è andata la visita di controllo. Abbiamo la data definitiva del suo abbandono? »

« Direttore, non dica così. Non ho intenzione di abbandonarvi, vado e torno, se così si può dire. La data precisa non c'è, ma le posso dire che non festeggeremo la vigilia di Natale insieme. Avrò giusto il tempo di fare un minimo d'affiancamento. »

« Come farò senza di lei, come farà l'azienda! »

« Non mi faccia arrossire, non sono così importante. L'azienda andrà avanti lo stesso. Nessuno in un'azienda è indispensabile! Poi, da parte mia, confido molto in un Direttore Generale molto valido, come ce ne sono pochi in giro… »

Serena era una bella donna di 36 anni, resa ancora più bella, se così si può dire dalla maternità incombente. Le gote sempre rosate, quel pancione bello alto e apparentemente pronto a scoppiare da un momento all'altro aveva riversato tutte le attenzioni e l'affetto dei colleghi su di lei.

Tuttavia in quella stanza c'era la bellezza malinconica della Luna, rappresentata da Serena, e uno splendente Sole estivo ridondante di luce, Enrika, che con il suo bagliore oscurava qualsiasi altra fonte di luce presente in quella stanza.

Il Direttore del Personale esordì.

« La ragazza mi sembra avere tutte le carte in regola per il tipo di ricerca che stiamo facendo, conosce in maniera fluente: inglese, francese, spagnolo e tedesco. Sa utilizzare gli strumenti informatici più diffusi a livello professionale. Nonostante la giovane età ha un'esperienza pregressa non indifferente con incarichi temporanei e stage, tutti ottenuti tramite l'agenzia che ci ha sottoposto la sua candidatura, accompagnandola con ottime referenze da parte delle aziende che l'hanno avuta in carico. »

Storsi leggermente la bocca, in una sorta di smorfia di disapprovazione.

« A questo punto mi nascono solo due domande. Come mai una ragazza tanto capace come lei non sia mai stata riconfermata; mentre la seconda domanda è: come mai una ragazza, ripeto, così valida e capace come lei è interessata ad un incarico a tempo, per così dire, determinato. »

Mi ritrovai, così, i suoi occhi azzurro-mare puntati direttamente dentro i miei, mentre la sua espressione dolce da angelo caduto dal cielo si faceva dura e severa come quella che avrebbe potuto avere l'angelo che andava a sterminare la primogenitura egizia come ultima e definitiva piaga biblica.

« Vede il mio problema e come mi disegnano le mogli, purtroppo sono costretta ad accettare solo incarichi temporanei. Se sono solo di passaggio, non posso essere una minaccia. Potrei avere qualche prospettiva a tempo indeterminato se trovassi un dirigente femmina, ma come lei ben sa le donne “rimangono incinta”, quindi non sono ritenute persone “affidabili” come dirigenti. Non voglio essere polemica, questa è la realtà dei fatti e io sono la prima ad accettarla. Non so se ha notato come sono fisicamente… »

« No, non ho notato. Lei forse accenna a qualche difetto? »

Ebbi la strana sensazione che il retro delle mie orecchie stesse andando in fiamme.

« Beh… da parte mia lo chiamerei un “difetto”, visto che non mi dà l'aspetto di una ragazza per bene. Le dico subito che tengo moltissimo a questo lavoro, che io sono nell'estremo bisogno di lavorare; ma lei, come vedo dalla fede che porta al dito, è sposato e sua moglie sarà d'accordo con lei nell'aver una segretaria come me? »

Uno strano raspo prese a saltarmi dentro la gola, mentre le mani mi si riempivano di sudore.

« Nessuno qui asserisce che lei non sia una ragazza per pene… ehm per BENE e, almeno per quanto mi riguarda, le decisioni in azienda le prendo io e non mia moglie. Se è questo il suo timore. Se le capacità che le vengono riconosciute dal punto di vista esclusivamente professionali sono vere, da parte mia non ci sono problemi. Come, tuttavia, lei ben sa noi stiamo valutando anche altre persone; quindi la scelta sarà fatta ESCLUSIVAMENTE sulle capacità professionali. »

La ragazza ebbe un fremere di ciglia, quindi raddolcì nuovamente l'espressione del volto, sorridendomi.

« Non volevo essere polemica. Come vedrà dalle mie note personali non ho mai creato problemi nei miei precedenti incarichi. La sua segretaria mi ha fatto un vero e proprio terzo grado, spero solo di averlo superato. Per il resto anch'io sto sostenendo altri colloqui, come le ho accennato ho bisogno di lavorare: ho l'affitto della casa, le rate dell'auto e altre cose da pagare… non so se mi sono spiegata. »

« Egregiamente! »

Interloquì il Direttore del Personale con un sorriso di malcelata soddisfazione.

Ripresi in mano la situazione.

« Vi lascio proseguire da soli… io ho molte “importanti” faccende da sbrigare! »

Tutti gli astanti si alzarono in piedi.

« Comodi, comodi, non c'è bisogno, fate come non ci fossi stato, proseguite pure! Signorina, le faccio i miei auguri, come le ho detto sarà solo una questione di capacità. La nostra azienda, lo vede, è grande e non si lascia scappare le persone capaci. Ho già un'ottima collaboratrice, ma non sono così sciocco da non valutare l'opportunità di avene due valide collaboratrici in pianta stabile. Il nostro ridente nord-est ha smesso di ridere da qualche anno a questa parte, ma è solo una crisi di crescita. Noi ci stiamo allargando all'estero, quindi: abbia fiducia! “Faber est suae quisque fortunae”. »

CONTINUA